1 nov 2009

IL TEOREMA DI DIO


Mio figlio Enrico, laureato in storia antica e scrittore, ha pubblicato, in spagnolo, sulla sua pagina web (http:/enricorende.com), una teoria molto interessante, che ha intitolato "La nueva teodicea".
Per quei cinque lettori miei che non parlano spagnolo, mi si permetta di riassumere qui una teoria che io stimo molto interessante, oltre che molto sensata.
Però, giacché la mia formazione è scientifica e non letterario-filosofica, lo farò nella maniera che mi è più congeniale: come se di un teorema matematico si trattasse, il "Teorema di Dio".

IPOTESI: Al passare del paleolitico al neolitico,circa 9000 anni fa, con la nascita dell'agricoltura, la dieta base dell'uomo si arricchì nel consumo di cereali, fonti molto più ricche in carboidrati e, di conseguenza, in glucosio, che, come sappiamo, è il "carburante" del cervello.

TESI: È evidente che il cambio nell'alimentazione provocò un aumento delle capacità intellettuali e, come conseguenza di un tipo di vita con più tempo libero e più tranquilla, favorì che l' "Homo ceralis" (come lo definisce Enrico) cominciasse a farsi domande come "Chi sono, da dove vengo, verso dove vado? Che ci sta dietro il sorgere e il tramonto del sole o il cambio delle stagioni?".
A questo bisogna aggiungere una caratteristica comune a tutti gli uomini, anche i "sapiens sapiens" del secolo XXI d.C.: mentre possiamo tranquillamente pensare a quando "io ancora non esistevo", siamo incapaci di interiorizzare il concetto che "io non esisto più".
La risposta a queste domande esistenziali portò alla "creazione" di entità soprannaturali che, in alcune culture, assunsero la forma di svariate e differenti divinità, ma in tre culture specifiche, in Persia, in India e in Palestina, generarono un Dio unico (o unico e trino): Aura Mazda in Persia, la trinità Shiva-Brahama-Visnù in India, e Jahvè in Palestina. Queste tre religioni hanno una caratteristica in comune: sono "religioni rivelate", in India mediante un testo scritto che fu ritrovato, in Palestina e Persia mediante altrettanti testi "ispirati" dallo stesso Dio ai profeti.

DIMOSTRAZIONE: Che la divinità, anche nel caso delle religioni "rivelate" sia un creazione dell'uomo si dimostra con l'osservazione di come gli attributi di Jahvè, Aura Mazda o la Trimutri indiana, non siano consistenti con la realtà dei fatti.
Ricordiamo gli attributi divini:
1- L'eternità (no ha avuto principio e non avrà fine)
2- L'onnipresenza: sta in ogni luogo nello stesso momento
3- L'onniscenza: lo sa tutto e niente si gli nasconde
4- La santità: è tutto bontà e non tiene macchia né cattiveria.
È evidente che non è questo il luogo adatto per approfondire questi temi, però mi piacerebbe tradurre letteralmente dall'opera di Enrico un passo che mette in evidenza, in forma abbastanza amena, l'inconsistenza di almeno tre di questi attributi, e l'incongruenza del libero arbitrio:
"Immaginiamo Dio giocando a un solitario di carte. Nel momento di giocare la prima carta già sa se il solitario "riuscirà" o no, per cui non ha senso neppure che giochi: però, quello che avrebbe ancora meno senso sarebbe se, al terminare il gioco e non essergli riuscito, si arrabbiasse con le carte e le gettasse al fuoco del camino. In definitiva, la onniscenza, la onnipotenza e la santità convertono il libero arbitrio in una bugia o, cosa ancora peggiore, in una ipocrisia."

E qui vorrei aggiungere una riflessione che Enrico non fa, ma che mi sembra interessante.
L'autore americano James Jones, nel suo best sellers degli anni '50 "Da qui all'eternità", mette in bocca a uno dei suoi personaggi, Jack Malloy: "Non potrebbe (dopo il giudaismo e il cristianesimo NdT) sorgere una nuova religione, che insegnasse che Dio non è nulla se non è eternamente mutabile?".
Di fatti, il Dio di Mosè è "geloso", vendicativo ("punirò fino alla quarta generazione"), è quello che i cattolici santificano nella messa come "dominus deus sabaoth", il Dio degli eserciti (aiuta a Joshua a conquistare la Palestina, fa crollare le mura di Gerico al suono delle trombe, ferma il sole per permettere agli ebrei di vincere una battaglia), però con Gesù cambia: è il Dio del sermone della montagna, il Dio del "ama il prossimo tuo come te stesso", del "è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco vada al paradiso" (come dovrebbe ricordarlo la Santa Chiesa Cattolica Apostolica Romana!), del "quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto nel Cielo" (e, ovviamente, non parlava del matrimonio). A quando una "nuova versione" di Dio?Un Dio reale dovrebbe essere immutabile e sempre uguale a se stesso?

1 commento:

  1. un dio reale è una stron
    zata pazzesca.
    giovanni platania

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