25 set 2010

LODE AL VECCHIO, CARO SHERLOCK HOLMES













Ho appena finito di leggere un “giallo” di un autore americano (“La mappa di pietra”) di 500 pagine. Ho lasciato a metà un altro “giallo” di un'autrice spagnola (“La bibbia di terracotta”) di quasi 700 pagine, perchè praticamente illegibile. Poco tempo fa, rileggevo con piacere “Il segugio dei Baskerville”, di Conan Doyle: un centinaio di paginette, con la sua immancabile dose di suspence e il finale a sorpresa, come qualsiasi giallo che si rispetti.
Sembra che oggi, per pubblicare un “giallo”, importa più la quantità che la qualità: una ridda di personaggi, tanti che è difficle seguirli, ricordarne i nomie ed il ruolo di ognuno nella trama del racconto, un intrico di situazioni a volte assurde, inverosimili...
Dov'è andata a finire la linearità, la semplicità del vecchio, caro Sherlock Holmes? La penna magica di Sir Arthur Conan Doyle, che ti portava per mano fino alla conclusione, che chissà avevi già intravisto? Sarà che sono vecchio, che sono un laudator temporis actis, ma, cha posso dire? Viva la semplicità, che in Conan Doyle no si slega mai dal mistero e dall'intigo, e fa la lettura dei suoi testi piacevole de attraente

21 set 2010

EVA, LA COSTOLA DI ADAMO



La sottomissione della donna all'uomo è vecchia come il mondo. Se nella cultura occidentale, almeno a livello formale, la donna ottenne la parità con l'uomo solo dopo la rivoluzione francese (e dovette aspettare fino al 1835 per ottenere il diritto al voto), nella cultura islamica è tuttora una realtà che può arrivare fino ad una pratica schiavitù, esteririzzata con l'obbligo del nijab o el burka.
Ma, per sorprendente che possa sembrare, questa inferiorità, dipendenza e sottomissione al padre-padrone prima ed al marito-signore poi, ha le sue radici proprio nella stessa Bibbia.
Ricordiamo il racconto della creazione che ci dà il Genesi: .
“Il Signore Dio formò l'uomo con polvere della terra e soffiò nelle sue narici l'alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.
Poi il Signored disse: - Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che sia simile a lui - Allora il Signore Dio fece scendere il sonno sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una costola e richiuse la carne. Il Signore Dio plasmò con la costola, tolta all'uomo, una donna e gliela condusse...”
Si può credere o no al racconto biblico, non è questo il punto. Però è inevitabile rendersi conto che la cultura giudaico-cristiana prima, e quella islamica poi, hanno assunto, anche senza darsene perfettamente conto, questo racconto nell'acervo culturale oltre che religioso, che ha inevitabilmente influenzato il rapporto uomo-donna.
Prima di tutto, Dio crea la donna per dare “un aiuto” ad Adamo, cioè una serva.
Seconda considerazione: mentre Dio crea Adamo direttamente, dalla polvere della terra, crea Eva da una costola di questi: in altre parole, Eva è di una categoria inferiore, una “seconda” creazione, non fine a se stessa, come Adamo, creato per puro amore, ma creata per uno scopo, quello di aiutare all'uomo.
E in fine, mentre Dio soffia nelle narici di Adamo l'alito divino che lo farà vivere, non fa altrettato con Eva. Incidentalmente, ricordiamo che nell'alto medioevo ci furono illustri teologi che, credo basandosi su questo dettaglio, posero in dubbio che la donna... avesse un'anima!
E, se teniamo in conto che il Corano é una copia mal fatta dei libri più antchi della Bibbia (tra cui, in primis, il Genesi), ci renderemo conto del perchè nel mondo islamico la donna, con nijab o perfino burka, cammini un passo dietro al marito, non vada a scuola, e possa tranquillamente venir perfino picchiata se così piace al signore-marito.

3 set 2010

I TEST DI AMMISSIONE ALL'UNIVERSITÀ


Una cara amica di Facebook ha sostenuto ieri il test di ammissione alla facoltà di Medicina..
In questi ultimi giorni abbiamo discusso sull'utilità di questi test. Però la vera ragion d'essere dei test di ammissione l'ho avuta chiara stamattina, ripensando alla “chiacchierata” fatta ieri e, sopratutto, considerando un dato: 1400 aspiranti solo a Verona.
Ma ve le immaginate le aule della facoltà, con 1400 persone a classe? Io ho ancora chiaro il ricordo del mio biennio, quando i corsi di chimica, fisica e matematica erano comuni a quattro corsi di laurea (chimica, fisica, scienze biologiche e scienze naturali) e l'aula grande della facoltà era straboccante di gente e non si capiva come quelli che si sedevano nelle file più lontane potessero semplicemente sentire con chiarezza la voce del prof o vedere con chiarezza gli esperimenti dimostrativi, ed eravamo NON PIÙ DI CINQUE-SEICENTO! Vi immaginate una lezione di anatomia impartita a 1400 persone contemporaneamente?
Ora, che la struttura attuale dei test sia un'altra “italianata” è un'altra questione. Che vadano ripensati, è ovvio, ma non dobbiamo dimenticare un altro aspetto dei test: come fare test attitudinali a 1400 persone? Come correggere 1400 elaborati se se le domande/risposte non fossero tipo quiz televisivo?
L'obbiezione che, come sono concepiti oggi i test svuotano di ogni valore il diploma di maturità è, a mio avviso, perfettamente corretta.
Il numero chiuso è una necessità? Certo (la risposta è implicita nel fatidico numero di candidati di quest'anno, 1400) ma non sarebbe più logico effettuare il “taglio” sulla base, appunto, della maturità? Per esempio: ammettere all'Università (come si faceva un tempo) solo gli alunni provenienti dai licei, con l'eccezione delle facoltà “tecniche” (le ingegnerie, le chimiche, o economia e commercio, a cui potevano accedere i diplomati dell'istituto di ragioneria) a cui potrebbero accedere i gli alunni provenienti dagli Istituti Tecnici affini. E, magari, restringere ancora dippiù il vaglio sulla base della media del diploma...
Insomma, utilizzare un poco il cervello, a quanto pare in letargo, di chi organizza tutta questa colossale bagarre, evitando domande tanto inutili come quella, presente nei test di accesso a medicina dell'anno passato, “Quante colonne ha il Duomo di Matera?”