25 set 2010

LODE AL VECCHIO, CARO SHERLOCK HOLMES













Ho appena finito di leggere un “giallo” di un autore americano (“La mappa di pietra”) di 500 pagine. Ho lasciato a metà un altro “giallo” di un'autrice spagnola (“La bibbia di terracotta”) di quasi 700 pagine, perchè praticamente illegibile. Poco tempo fa, rileggevo con piacere “Il segugio dei Baskerville”, di Conan Doyle: un centinaio di paginette, con la sua immancabile dose di suspence e il finale a sorpresa, come qualsiasi giallo che si rispetti.
Sembra che oggi, per pubblicare un “giallo”, importa più la quantità che la qualità: una ridda di personaggi, tanti che è difficle seguirli, ricordarne i nomie ed il ruolo di ognuno nella trama del racconto, un intrico di situazioni a volte assurde, inverosimili...
Dov'è andata a finire la linearità, la semplicità del vecchio, caro Sherlock Holmes? La penna magica di Sir Arthur Conan Doyle, che ti portava per mano fino alla conclusione, che chissà avevi già intravisto? Sarà che sono vecchio, che sono un laudator temporis actis, ma, cha posso dire? Viva la semplicità, che in Conan Doyle no si slega mai dal mistero e dall'intigo, e fa la lettura dei suoi testi piacevole de attraente

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