18 ott 2010

MIRACOLI?



Tutto è cominciato con una riflessione che, qualche giorno fà, yo misi su Facebook, e dalla risposta che ho ricevuto da un amico.
Vediamo: alla mia osservazione che nessuno dei taumaturghi che ci sono stati ha mai compiuto il miracolo che in molti gli avranno chiesto, rigenerare un arto (una mano, un braccio, una gamba) perduto per un incidente o in battagglia.
A questa osservazione, l'amico Ettore Alfieri aveva risposto che Gesù Cristo aveva realizzato una risurrezione (quella di Lazzaro, suppongo).
Credo che sia utile approfondire un po' questo tema:
Il Dio delle tre grandi religioni sorelle (perchè le tre discendenti dal ceppo Mosaico) è, secondo il Credo Niceno “Padre onnipotente, creatore e signore del cielo e della terra” e, più modestamente “Uad u achbar” (uno e grande) come, più semplicemente, recitano i mussulmani.
Attribuire a Dio il carattere di creatore, implicitamente gli conferisci anche la capacità di operare piccoli (rispetto all'intero universo da Lui creato) cambi nella realtà quotidiana dei Suoi fedeli: i miracoli, appunto.
I miracoli, secondo la nostra dottrina cristiana (curioso: Allah sembra che non compia miracoli...) sempre li compie Dio Onnipotente, o a mano di un profeta, come Mosè quando la fuga dall'Egitto, o attraverso l'opera diretta del Suo Figlio incarnato, quando questi viveva tra di noi, o per intercessione di Maria madre di Dio (curioso che l'episodio delle nozze di Cana sembri scritto apposta per fondamentare la devozione Mariana), o dei Santi, uomini e donne che, avendo avuto in terra una vita esemplare, hanno, ora che stanno accanto a Lui in Paradiso, questa capacità mediatrice.
Detto tutto questo e, sottolineo, strettamente secondo quello che ci insega la nostra religione, penso che valga la pena di approfondire un po`più la questione, da un profilo più terrenale.
Cominciando con la resurrezione di Lazzaro, che cita l'amico Ettore: all'epoca in cui Gesù faceva miracoli, il fenomeno della catalessi era totalmente sconosciuto, e la “notarella a margine” che “già puzzava” potrebbe essere un addendum dell'evangelista per ricalcare l'aspetto prodigioso della “resurrezione” di Lazzaro.
Non vale la pena dilungarsi qui in un'analisi dei milioni di miracoli che si racontano nell'agiografia della schiera di Santi delle varie Chiese cristiane, solo ricordare che il fenomeno dei corpi intatti di alcuni di loro può essere spiegato (e lo è stato) facilmente dalla scienza moderna come conseguenza di particolari condizioni ambientali in cui si è trovato il cadavere dopo la morte.
La scienza è una neonata, rispetto alla religione, ma io sono sicuro che potrbbe spiegare molti “miracoli”, sempre che sussitano queste condizioni: che non si tratti di un banale trucco, che il racconto del miracolo sia fededigno e non propagandistico (lo sono i quattro Vangeli?) e che sia possibile ricostruire scientificamente l'accaduto, e questo vale anche per miracoli “recenti”, quando ancora la scienza non aveva adeguati mezzi di indagine.

14 ott 2010

SEPARATISMO? L'ABBIAMO NEI GENI



In questi ultimi tempi, sono sempre più stridenti le voci che, dal nord, da parte della Lega, che parla apertamente di una inesistente Padania indipendente, e dal sud, da parte dei movimenti neoborbonici, che, con la scusa, più che legittima, di un serio revisionismo storico, lasciano intravedere un certo che di separatismo. E di questo si sta facendo eco, anzi, meglio, cassa di risonanza, la “rete” dove si incontrano quantità di posts e commenti al post, e commenti al commemento al post, su questo tema spinoso.
Io stesso, lo ammetto, ho contribuito con il mio granello di sabbia (chi è senza peccato scagli la prima pietra..). Però, proprio questa alluvione di idee contrastanti, mi ha portato a fare alcune riflessioni.
Prima di tutto, come ho avuto modo di segnalare in un mio commento in rete, l'idea di Italianità ci viene da molto lontano: Dante, otto secoli fà, parla de “il bel Paese là dove il si suona”, dando l'impressione che giá allora il Divino Poeta avesse questo concetto di unità, per lo meno culturale, che accomuna tutti i popoli della penisola, cioè del “bel paese”.
Però, rileggendo attentamente il passo dantesco dove incontriamo questo sentimento unitario, ci rendiamo conto che la realtà era, giá allora, ben differente:

“Ahi Pisa vituperio delle genti
del bel paese là dove il si suona!
Se i fiorentini a te punir son lenti
muovansi la Capraia e la Gorgona
e faccian siepe ad Arno in sulla foce
si ch'egli anneghi in te ogni persona!”

Niente di nuovo sotto il sole d'Italia, quindi! Tutto questo viene dalla disgregazione dell'Impero Romano, dalla nascita dei Comuni, che non facevano altro che combattersi l'uno all'altro,e solo riuscirono a riunirsi per combattere un'invasione straniera (il famoso Carroccio...)
Vi ricordate la parola “campanilismo”? Indicava il senso di superiorità di un “campanile” (un paese) rispetto ai suoi vicini. Sembrava fosse sparito, non se ne è più sentito parlare.
Ma adesso risorge con forza e si espande, non è più un paese (un campanile), ma una regione, un consorzio di regioni...
Cavour disse: “Abbiamo fattol'Italia, ora bisogna fare gli italiani”. A quanto sembra, questa seconda parte della visione di Cavour è ancora ben lontana dal materializzarsi!

10 ott 2010

LA CONQUISTA DEL REGNO DELLE DUE SICILIE



Ho dovuto pensare molto per scrivere questo articolo, non su “che” ma su “come”.
Mi spiego: in rete, si stanno moltiplicando appunti, note, recensioni di libri, per far capire a tutti che quello che avvenne nel 1860 nel Regno delle Due Sicilie fu una vera e propria guerra (peraltro non dichiarata) di conquista da parte del Piemonte. Non voglio, non posso mettere in dubbio i fatti esposti in rete, ma debbo dire che la riflessione su questi fatti mi ha creato più domande, inquietudini, incertezze, non sui fatti, ma sul PERCHÈ dei fatti.
Cercherò di dipanare il groviglio di idee che mi girano per la testa a questo rispetto, sulla base di esperienze mie personali e l'osservazione di altre guerre di conquista.
Vediamo:
ho vissuto in Sud Africa e visitato la Rodesia: gli inglesi conquistarono un territorio (in nessuno dei due casi si può parlare di un Paese) evidentemente per ragioni economiche.
Algeria e Marocco e parte dell'Africa finirono in mani francesi per lo stesso motivo
gli italiani fecero lo stesso in Libia, Eritrea e Abissinia
gli spagnoli e i portoghesi, col trattato di Tordesilla, si spartirono tutta l'America centrale e meridionale, ancora una volta, per ragioni economiche.
Ma, in tutti questi casi, l'invasore costruì strade, scuole, ospedali, creò industrie e commerci, anche se quest'ultimi non ridondarono a beneficio dei popoli conquistati (o sterminati, nel caso degli spagnoli).
E allora, qualcuno può spiegarmi cosa fecero i piemontesi nel Regno di Napoli? Invece di creare industrie, distrussero quelle, fiorenti, che esistevano, perchè non facessero concorrenza a quelle che avevano al nord. Invece di utilizzare le risorse umane e di capitali che esistevano, ridussero tutto il nuovo territorio (la metà della penisola, anche se nessuno si è mai soffermato a indicare questo non insignificante dettaglio) alla povertà e all'emigrazione (mentre, prima, erano veneti e lombardi che emigravano al sud!).
Quindi la “liberazione del sud” fu una guerra di conquista in cui i sudditi della nuova colonia, a differenza di Bantu di Sud Africa o gli arabi del Magrheb o Egitto, finirono calpestati, umiliati ed impoveriti. E, come danno oltre alla beffa, vittima del razzismo anti-meridionale dei “fratelli d'Italia” nordisti che tutt'ora perdura (come ben sa chi, come me, ha avulto la sfortuna di lavorare nella Padania...).
Perchè, dunque, i Savoia si impegnarono a conquistare il sud?

5 ott 2010

MEDICI





Sono ormai 27 anni che vivo in Ispagna e, lo ammetto, sono andato solo una volta a veder un medico: fu nel 1985, per una fastidiosa lombagine che mi ero portato con me dalla Cina.
Questa mia mancanza di controlli medici durante questi ultimi anni spagnoli è dovuta un po', grazie a Dio!, alle mie eccellenti condizioni di salute, e un po', e chissà qualcosa dippiù di un po', alla mia sfiducia nella perizia dei medici spagnoli.
Fintantocchè ho vissuto in Italia, ho avuto fin troppe occasioni di consultare un medico: dall'ottimo medico di base che curò mio padre durante gli ultimi anni della sua vita, alla ginecologa che assistì mia moglie durante la gestazione e negli ultimi quattro parti (dei sei figli, il penultimo nacque a Malta e la ultima a Madrid), all'ottimo pedriata, docente di Pedriatria all'Università Federico II, che ha seguito i miei bambini finchè non siamo “emigrati” in Ispagna.
La mia sfiducia nei confronti dei medici spagnoli, si badi bene, non è dovuta a nessun errore di qulcuno di loro, o da una esperienza personale negativa, bensì ad uno strano “razzismo” all'inverso, giustificato, almeno secondo il mio personale metro di giudizio, dai miei contatti professionali con ingegneri e tecnici locali, decisamente non all'altezza dei loro omologhi italiani.
Ed è per questo che mi ha stupito, addolorato, scandalizzato la notizia apparsa sulla edizione digitale del “Corriere della Sera” di oggi: “Setticemia curata come influenza, muore a ventidue anni”...(1)
Come può succedere una cosa così in un Paese, come l'Italia, che sempre è stato all'avanguardia della praxi e dalla riceraca medica?

(1)Per vedere l'aricolo, seguire questo link:
http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_05/setticemia-balenzano-come-influenza_9a17061e-d041-11df-9b01-00144f02aabc.shtml

3 ott 2010

MENS SANA IN CORPORE SANO






Nel “Corriere della Sera” , edizione digitale, mi ha colpito un articolo, appunto con questo titolo, nel quale si illustra uno studio, condotto in Svezia dalla scienziata Maria A. I. Åberg, dell’Istituto per neuroscienze e fisiologia dell’Università di Göteborg, che porrebbe in evidenza una stretta correlazione tra l'attività fisica nei bambini ed adolescenti e lo sviluppo del cervello.
Secondo il citato articolo, “diversi studi avevano già dimostrato un rapporto tra l’attività fisica e il rendimento mentale negli anziani -- in cui sembra aiuti a conservare la memoria e allontani lo spettro dell’Alzheimer – e nei bambini – nei quali la pratica di un’attività aerobica si associa a risultati scolastici migliori.”, però los tudio della Åberg va più in là.
Cito nuovamente dal “Corriere della Sera”: “essere in forma a 18 anni migliora l’intelligenza e i risultati accademici ottenuti con gli anni.” e, per concludere: “Un aspetto interessante messo in luce dal confronto tra le condizioni fisiche dei ragazzi e la loro intelligenza è che l’associazione esiste per il fitness cardiovascolare valutato alla cyclette, ma non per la forza muscolare. Non è quindi tanto questione di forza fisica, quanto forse dell’ossigeno che si fa arrivare al cervello.”
Io non sono assolutamente qualificato per mettere in dubbio il risultato di questi studi, ma il mio inerente scetticismo mi ha portato a farmi una domanda: quale e quanta attività fisica varnno fatto da bambini, ai tempi loro, personaggi come Copernico, Leonardo da Vinci, Galileo, Newton o anche Dante o Shakespeare?

2 ott 2010

LA CUCININA DEI COSMETICI



Quando io ero bambino, mia madre usava, per la sua igiene personale, delle pastiglie di sapone verde “Palmolive” che, dicevano, erano fabbricate con olio di palma. Ed era vero. Non per il colore (tutti i saponi sono di color giallastro o marroncino, e il colore verde del sapone di mia madre era dovuto ai pigmenti che, per questo scopo, si aggiungono al sapone, ma questo l'ho saputo solo molti anni dopo) ma perchè, tra tutti gli olii che si possono usare per fabbricare un sapone, quello di palma è il più economico.
Oggi, se ascoltiamo la pubblicità dei vari prodotti di cosmetica che si commercializzano, uno si immagina che, nei laboratori di sviluppo dei nuovi prodotti dei vari fabbricanti, ogni giorno si vivono scene come questa:
Primo tecnico: “Che si mettiamo dentro, oggi, alla nuova formula?”
Secondo tecnico: “Aspetta, che guardo nella dispensa. Vediamo: menta, no, che già la tiene la marca XXX, agrumi nemmeno, che già stanno nell' YYY...”
Terzo tecnico: “E se provassimo con il guava?”
Quello che succede è che, la conquista di uno share del mercato obbliga ai “creativi” delle ditte di pubblicità e spremersi le meningi per inventare formule ogni volta più fantasiose che, secondo la mia modesta opinione, non corrispondono per niente alla reale composizione dei prodotti.
Secondo alcuni gurus della pubblicità, un fabbricante di uno shampoo che qualche tempo fa era presente in tutti i passi di reclame per la televisione, aveva deciso di spendere un ingente capitale, utilizzando “perle micronizzate” nella formula del suo prodotto. Poco tempo dopo, però, siccome magari avevano letto un vecchio post di questo blogger che segnalava che al micronizzare le perle solo si otterrebbe del volgarissimo carbonato di calcio (che si compra a tonnellate per due euro e non ha nessun effetto benefico per lo shampoo), quegli stessi gurus, per la seguente campagna, hanno preferito proclamare che il fabbricante isola dalle perle le loro proteine per aggiungerle alla formula del cosmetico, con il risultato di ottenere, con grandi costi di estrazione, pochi milligrammi delle suddette proteine essenziali a partire da vari chili di perle...
Storia non nuova, basta ricordare quello che si diceva al principio, del sapone verde, di cui si dava ad intendere che il colore fosse dovuto alla palma, che è verde (la palma, non il suo olio).
PS: Fino a qualche tempo fa, si annunciava un detersivo per il bucato, di uno stupendo color bianco immacolato, proclamando che il prodotto aveva un "cuore di sapone di Marsiglia", dimenicando che il sapone detto "di Marsiglia" (sapone potassico) è marrone e trasparente...

AZZURRO



Dondola all'ancora un vecchio veliero.
Sorgono immagini dalla memoria
di vecchi films di corsari,
e di pirati laggiù nei Caraibi.
Sembra vedere Morgan sul ponte
guidando la ciurma all'arrembaggio.
Il mare tranquillo, nel suo vai-e-vieni,
bacia la riva in un calmo sussurro.
Tutto è azzurro all'intorno:
splendido giorno serenodi un dolce autunno.
La mente si perde
nell'immensità dell'Atlantico.

(Foto e versi di Aldo Rende. Nella Baia di Taurito, in Gran Canaria)