
In questi ultimi tempi, sono sempre più stridenti le voci che, dal nord, da parte della Lega, che parla apertamente di una inesistente Padania indipendente, e dal sud, da parte dei movimenti neoborbonici, che, con la scusa, più che legittima, di un serio revisionismo storico, lasciano intravedere un certo che di separatismo. E di questo si sta facendo eco, anzi, meglio, cassa di risonanza, la “rete” dove si incontrano quantità di posts e commenti al post, e commenti al commemento al post, su questo tema spinoso.
Io stesso, lo ammetto, ho contribuito con il mio granello di sabbia (chi è senza peccato scagli la prima pietra..). Però, proprio questa alluvione di idee contrastanti, mi ha portato a fare alcune riflessioni.
Prima di tutto, come ho avuto modo di segnalare in un mio commento in rete, l'idea di Italianità ci viene da molto lontano: Dante, otto secoli fà, parla de “il bel Paese là dove il si suona”, dando l'impressione che giá allora il Divino Poeta avesse questo concetto di unità, per lo meno culturale, che accomuna tutti i popoli della penisola, cioè del “bel paese”.
Però, rileggendo attentamente il passo dantesco dove incontriamo questo sentimento unitario, ci rendiamo conto che la realtà era, giá allora, ben differente:
“Ahi Pisa vituperio delle genti
del bel paese là dove il si suona!
Se i fiorentini a te punir son lenti
muovansi la Capraia e la Gorgona
e faccian siepe ad Arno in sulla foce
si ch'egli anneghi in te ogni persona!”
Niente di nuovo sotto il sole d'Italia, quindi! Tutto questo viene dalla disgregazione dell'Impero Romano, dalla nascita dei Comuni, che non facevano altro che combattersi l'uno all'altro,e solo riuscirono a riunirsi per combattere un'invasione straniera (il famoso Carroccio...)
Vi ricordate la parola “campanilismo”? Indicava il senso di superiorità di un “campanile” (un paese) rispetto ai suoi vicini. Sembrava fosse sparito, non se ne è più sentito parlare.
Ma adesso risorge con forza e si espande, non è più un paese (un campanile), ma una regione, un consorzio di regioni...
Cavour disse: “Abbiamo fattol'Italia, ora bisogna fare gli italiani”. A quanto sembra, questa seconda parte della visione di Cavour è ancora ben lontana dal materializzarsi!